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Eventi - 18/02/2012

PARCOscenico: voci e colori nel Parco Nazionale del Cilento

Si apre il 18 di questo mese il Festival della Natura. E' promosso da un gruppo di comuni cilentani con Stio capofila. E proprio a Stio prendono il via le manifestazioni del prossimo weekend che prevedono canti popolari, assaggi di specialità del territorio e mostre dell'artigianato tipico cilentano. Domenica, con inizio alle 19,30, è previsto un concerto di Katia Ricciarelli. Un vero e proprio evento per le zone interne del Cilento. Meritano un plauso Paola De Roberto e Maria Rosaria Trama che ne sono le organizzatrici. L'evento recupera ed esalta il grande patrimonio ambientale del Parco Nazionale, a cui fa riferimento il pezzo che scrissi qualche tempo fa ma che è sempre attuale e per questo lo ripropongo.

Il Cilento è uno straordinario palcoscenico, dove da millenni uomo e natura, geografia e storia danno spettacolo prismatico di voci e suoni, colori e profumi nell'alternarsi cangiante delle stagioni. Basta accendere le luci della ribalta e la recita parte da sola: bella, ricca, varia, coinvolgente, entusiasmante. E sì, perchè i boschi dei monti con le sterminate faggete delle alture, i lecceti di media montagna, i castagneti delle falde a ridosso e a corona dei paesi accendono i riflettori del sole che filtra a lamine d'oro tra il fitto fogliame e rifrange luce su frutti e fiori del sottobosco e, se sbrigliati dalla brezza o squassati dalle raffiche impetuose di venti di tempesta, a seconda delle stagioni, fremono di vita e danno voce al fluire dei secoli: E narrano storie di legnaioli e carbonai alle prese con il pane stento in tutte le stagioni, di briganti al riparo dei covi a continua minaccia di giustizia sommaria, protettivi e generosi con i deboli, spietati con i potenti e gli arroganti, di pastori a guardia di armenti alla pastura brada di giorno e all'addiaccio gelido a custodia di stazzi di notte con la sola compagnia dell'alito caldo del cane amico e con la incerta coperta del tabarro di panno ruvido, di migrazioni bibliche lungo i tratturi della transumanza verso i pascoli della pianura ad animare poveri commerci di cagliati, lana di fresca tosatura e capretti ed agnelli belanti al sacrificio annunziato, ad illudersi al fiorire di nuovi amori; di artigiani alle prese con il miracolo di trasformare tronchi in botti e tini, rami in sporte, cesti e panieri e, all'occorrenza, in cucchiai da cogliere tome e ricotte fumanti di siero; di recenti escursionisti appassionati di trekking alla scoperta di paesaggi da brividi di piacere su cocuzzoli a volo d'abisso, a fremere di emozioni profonde alla visione di pianori di lavanda in fiore o di tappeti rosa/viola di ciclamini a festonare fossati umidicci o al riso odoroso delle fragoline a pigmentare di sangue le verdi barriere delle felci o alla mite vanità dei funghi che s'incappellano alle radici della macchia o delle castagne pigmentate, pulcini lustri a fuga dalla cova del riccio a spine d'oro un pò brunito. E sono concerti i canti della fauna che piroetta a slarghi azzurri d'infinito ed ha la maestà dell'aquila reale e del falco pellegrino o pigola alle nidiate dei passeracei o ulula con la fame del lupo a falcate soffici sulle nevi d'inverno e si muove con i passi felpati della volpe a caccia di pollai e grumisce con i cinghiali a devastazione di coltivi, ma incanta anche con la coda di champagne degli scoiattoli o incuriosisce nel letargo pacioso dei ghiri. Ed è musica il corso di fiumi e torrenti che caracollano a valle,s'inabissano e riemergono nei brevi tragitti carsici o si caricano di sali nelle grave e nelle grotte nel ventre nero della terra per esplodere con la gloria della luce nei capricci delle risorgive a cesellare stupende sculture di stalattiti e stalagmiti a materializzare cupole di chiese o minareti di moschee, scintillano in effimeri coralli d'argento a rompere e superare con fragore barriere di pietre levigate nei secoli e la musica rotola e si frantuma sotto ponti umbratili o in pozze lacustri regno di eserciti di trote sguscianti a gara d'arditezza vanesia nei colori cangianti o di lontre a timida fuoriuscita dalla tana lipposa. Oh, la bellezza sconosciuta della mia terra! Oh, la forza travolgente delle emozioni di una natura immacolata nella sua verginità! Oh, la ricchezza da immettere con intelligenza nei circuiti del ricco mercato dell'ecoturismo se solo si avesse la sensibilità di attivare una promozione tesa ad esaltare flora e fauna di un territorio che espone con generosità e naturale disinvoltura i suoi tesori! E non sono i soli, perchè sul territorio del Parco è vissuto e vive l'uomo,che, con fertile inventiva azionata dal bisogno,ha vangato, sarchiato, piantato, potato una flora per dare vita ad una agricoltura di sussistenza contando non sulla meccanizzazione, che ha toccato da pochi decenni e solo in parte il mondo dei nostri campi, ma sugli animali da soma, il nobile cavallo, il mulo testardo, l'asino paziente o sui buoi adusi al giogo dell'aratura e al triglio della pisatura. Straordinarie pagine della povera epopea della civiltà contadina!!! Ma dicevo della necessità di immettere tutto questo mondo ricco di emozioni e straordinario di sorprese nel circuito virtuoso dei mercati. Sarebbe compito primario del Parco, se si liberasse dalle asfittiche pastoie della burocrazia e dalle defaticanti trattative della brutta politica, e sbrigliasse la fantasia a costruire progetti a mettere in cantiere iniziative con le scuole per percorsi didattici capaci di stimolare i nostri ragazzi ad ascoltare le voci degli alberi e degli animali, con i contadini per rimettere in circolo vecchie colture diversamente destinate alla estinzione, con gli artigiani per esaltare quel che resta del miracolo della creatività delle mani. Il Parco è una miniera dove attingere a piene mani. Il Parco ha voci e suoni. Basta saperne cogliere le emozioni per chi lo abita e per chi lo visita e lo scopre e ne rimane affascinato e ci torna. Il Parco ha colori, profumi e sapori capaci di stimolare tutti e cinque i sensi. Basta accendere una telecamera ed uno spettacolo straordinario e coinvolgente va in video e in rete con effetti straordinari di ritorno di immagine e di fruizione. Nella pur giovane storia del Parco ce n'è traccia esaltante e feconda. Basta impegnare qualche ora e rivedere una o più registrazioni della fortunata trasmissione de "Il Parco delle meraviglie"A questo mira IL FESTIVAL DELLA NATURA, che va salutato con soddisfazione. Ma proprio per questo ritengo che sia un autentico SCANDALO e un DELITTO AMBIENTALE consentire che su questo territorio si autorizzi una DISCARICA o Polo Ecologico come viene burocraticamente definito, per indorare la pillola (ma la sostanza non cambia) che ne oltraggia e ferisce la BELLEZZA. Mentre scrivo mi giunge notizia che ci sarebbe un ripensamento e che il progetto verrebbe ritirato .Mi auguro che la notizia corrisponda al vero. Sarebbe un atto sensato. P.S: Nel mentre alcuni sindaci dei paesi del zone interne del Parco del Cilento si attivano per dare visibilità all'enorme patrimonio ambientale del territorio e monetizzarlo in chiave turistica con visite guidate lungo sentieri di penetrazione dal mare ai monti, "dal corallo al faggio", registriamo, in negativo, il quasi totale letargo della "governance" del Parco dei Lattari con l'acquiescenza e la latitanza dei comuni che ricadono nell'area protetta e che sono, tutti, terrazze di bellezza da visibilio spalancate sui mari dei Miti e della Storia, da Ravello,ad Amalfi, a Positano, ad Agerola, al Faito, che caracolla, quest'ultimo, sulle acque di Vico Equense, Sorrento e Capri. Forse amministratori ed imprenditori farebbero bene a pensare che non si può vivere a lungo solo di rendita e che anche il loro Parco dei Lattari, per il quale bisognerebbe fare una coraggiosa battaglia per trasformarlo da "regionale" a "nazionale", è un raro patrimonio "verde/blu", fatto di fondali marini e di pianori di montagna lungo "sentieri" che non a caso sono chiamati "degli dei"

Fonte: positanonews
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